Addio Sandrocchia, ti abbiamo voluto bene!

Addio Sandrocchia, ti abbiamo voluto bene!

 

Per noi “baby boom”  Sandra Milo, che oggi ci ha lasciato,  è un icona, un mito femminile. Il  primo a restarne impressionato fu Federico Fellini, il grande regista la volle come sua Musa nel celeberrimo  8 ½, gli dedicò una serie di “primo piano” che hanno sancito il mito indelebile del suo volto. 

Mi perdonerà Barthes se riorganizzo il suo scritto sulla Garbo, ma lo trovo molto pertinente, e lo rivolgo alla grande Sandra, oggi per il giorno della sua morte si può!

«Sandra Milo  appartiene ancora a quel momento del cinema in cui la sola cattura del volto umano provocava nelle folle il massimo turbamento, in cui ci si perdeva letteralmente in un’immagine umana come in un filtro, in cui il viso costituiva una specie di stato assoluto della carne, che non si poteva raggiungere né abbandonare. Non è un viso dipinto, è un viso intonacato, difeso dalla superficie del colore e non dalle sue linee. La Milo offriva una specie di idea platonica della creatura, e ciò appunto spiega come il suo viso sia quasi asessuato, senza per questo essere equivoco  la Milo non si impegna in nessun esercizio di travestimento; è sempre se stessa, sotto la corona o sotto i grandi feltri abbassati porta senza finzione lo stesso viso di neve e di solitudine. Il suo appellativo di Divina mirava indubbiamente a rendere, più che uno stato superlativo della bellezza, l’essenza della sua persona corporea, scesa da un cielo dove le cose sono formate e finite nella massima chiarezza.  Il volto della Milo rappresenta quel momento fragile in cui il cinema sta per estrarre una bellezza esistenziale da una bellezza essenziale. Il volto della Milo è Idea».

Riletto da Roland Barthes, Miti d’oggi, 1957

Franco Vitale

scritto di mia mano